Il Merano Wine Festival, come sanno, anche i sassi, è uno degli eventi più famosi e celebrati del mondo del vino; forse, dopo Vinitaly, è l’appuntamento più importante a livello nazionale. Come si usa dire un evento “bomboniera”. Bellissima è la cittadina che lo ospita, con quel fascino asburgico e intellettuale e poi la cucina tirolese, la passeggiata lungo il Passirio, le grandi degustazioni guidate all’Hotel Terme, ecc. Il Wine Festival inizia sempre di venerdì con “bio&dinamica”! All’interno del Pavillon des Fleurs cantine selezionate presentano al pubblico i vini che derivano da viticoltura biologica, biodinamica e/o naturale. Quest’anno si celebrava l’ottava edizione e francamente, di quelle ha cui ho partecipato, è stata la più interessante. Rispetto ai vini che ho assaggiato finalmente niente puzzette ma prodotti di grandissimo livello, cito tra tutti: i sorprendenti vini del Lazio di Marco Carpineti (il Moro Lazio IGT 2010 da uve Bianco Moro e Greco Giallo); lo strepitoso Gavi della Tenuta San Pietro in Tassarolo (Mandorlo 2011, San Pietro in Gavi 2011, il Gorrina 2009); il Roero Arneis 2011 di Enrico Cauda; Il Col Fondo Prosecco di Cristian Zago (Ca’ del Zago); il Nero d’Avola di Marabino e poi i vini del Domaine Aux Moines con un Savennières Roche aux Moines AOC 1994 (100% Chenin Blanc) a dir poco commovente, peccato solo per l’uomo al banchetto che lo rappresentava (un italiano) davvero improponibile! Poi least but not last i vini di Alessandro Job (Villa Job) che meritano un discorso a parte. Alessandro sta investendo tanto nella sua piccola azienda tanto che oggi le sue diecimila bottiglie rappresentano una delle prime tre aziende delle Grave Friulane; degustate il suo Sauvignon 2011 e il Risic Blanc IGT (60% Sauvignon e 40% Chardonnay) vini di stampo “francese”, davvero sorprendenti.
Imperdibile è diventato anche l’appuntamento per la presentazione della guida “Vini buoni d’Italia” che si svolge al Teatro Puccini e che offre l’opportunità, più unica che rara, di degustare con l’attenzione necessaria tutti i vini premiati. In mezzo a tutta questa bellezza e gaudio c’è però una cosa che faccio sempre più fatica a comprendere e che ha bisogno del conforto di una risposta la più onesta e sincera possibile: Qual è il senso della manifestazione che si svolge nelle sale del Kurhaus? Com’è possibile che si riesca a capire davvero un vino e a dedicare la giusta attenzione a chi quel vino lo fa in una specie di girone dantesco (soprattutto il sabato e la domenica)? Qual è il vero ritorno di un produttore? Pongo queste semplici domande per capire; non c’è nessun intento polemico, ci mancherebbe! Naturalmente la prima risposta che mi aspetto è quella che m’invita in maniera aulica (si fa per dire) a starmene pure a casa l’anno prossimo!
Del Merano Wine Festival non capisco una cosa
Nov 12th, 2012 by lastanzadelvino
Sono i produttori che hanno in carico l’organizzazione?
Perchè la priorità di chi organizza è sempre fare cassa….
Lo dico in generale: anche nel mio mondo lavorativo c’è stato questo progressivo allargamento del pubblico pagante…a discapito dei profesionals…visitatori ma en fin anche espositori
ciao Miche, annoto i tuoi sempre preziosi giudizi e consigli
raffaella
Merano e ‘ un Puttanificio
Sono pienamente d’accordo con te, questo spazio per i produttori è un opportunità importante oltre che un investimento… è giusto che riescano a spiegare il frutto di uno o più anni di lavoro racchiuso in una bottiglia….bravo Michelangelo. Luisa
Ciao Raffaella, a me piacerebbe capire davvero qual’è il ritorno che ha un produttore a presentare i suoi vini in quello spazio e in quel modo; magari è altissimo e a me sfugge qualcosa…..
Ciao Luisa, infatti, il punto è proprio quello, si può spiegare il frutto del proprio lavoro e avere un confronto costruttivo in quella bolgia? Grazie, un caro saluto!
Dopo due/tre edizioni mi è passata la voglia di andarci, solo caos, caldo e spintoni !
Infatti Roberto il problema è proprio questo! Capisco il concetto del businness is businness, della vetrina, degli incontri ecc, mi sfugge il senso di farli in una condizione di caos, caldo e spintoni!
Ciao, mai stato al MWF però riconosco queste condizioni in molte fiere vinicole. E sinceramente non saprei come ovviare a questo problema. Non mi pare giusto limitare l’ingresso ai soli “addetti ai lavori”, perchè così impedisci ai semplici appassionati di conoscere un mondo così complesso ma affascinante come quello del vino.
Andrea
Ciao Andrea è condizione comune a molte fiere! Spero di non essere stato frainteso, non vorrei mai che si limitasse il solo ingresso agli addetti ai lavori, constatavo solo la difficoltà di approcciarsi al vino in un contesto così caotico!
Anche io sono uno di quelli che dopo due anni in cui mi promettevo e mi ripromettevo che non sarei più tornato al MWF quest’anno me ne sono restato a casa. Non cìè niente che non sia esclusivamente di business a partire dall’esagerato numero di espositori che per avere un banchetto pagano fior fior di soldoni fino all’ingresso spropositato per degustare in condizioni non accettabili (e qui mi aitocensuro!!)
Meglio due tre bottiglie a casa con amici.
Grazie Robertoil parere di un professionista del tuo calibro mi conforta! Ciao
La risposta alla tue domande sta nel fatto che a Merano sabato sono entrate 2600 persone, domenica 2300 e Lunedì poco meno di 2000. Pagano un prezzo che minimo é di 75 euro al gg. Se nonostante tutto il casino, l’affollamento e lamentele di ogni genere il pubblico (così come i prezzi) continua ad aumentare e se, nonostante le lamentele, i produttori continuano a pagare uno stand salato e a sostenere il costo di una trasferta a merano, un ritorno lo dovranno pur avere, non ti pare? Il pubblico che va a merano vuole bere, non chiacchierare, per la maggior parte almeno. È i produttori cercano di sfruttare contatti co gente che può pagarsi 85 euro per entrare, a me non sembra difficile capire che è un business e come tale destinato, si spera, a durare.
Certo Sissi, Nonno il tuo discorso non fa una piega anzi direi che è tautologico!
Eh be’, domande retoriche, risposte tauto-ridondologiche
Io ci sono tornata quest’anno dopo 8 lunghi anni di…desiderio ardente di rivedere la “kurhaus”. Tanta gente, tanto caldo, tanti spintoni e biglietto caro aggiungo pure una fila di attesa di 45 minuti (sotto l’acqua) per entrare…tutto vero…però, a mio parere, c’è un atmosfera quasi incantata legata alla cittadella, ai dintorni, alla gente di quei luoghi che ti fa mettere tutto il resto al secondo posto..Bhà ..forse parlo da innamorata …:-)
No no eurcamping…hai ragione sul fascino di Merano non si discute!
Senza polemica caro Michelangelo ma i post di Nonno Sissi e eurocamping ne sono la risposta. Il tutto è programmabile. Il primo giorno le altre sale tra cui il Pavillon dove sorseggiare le ultime annate dei Grand Cru (ti pare poca cosa?) il secondo Kursaal magari prestino per dare la possibilità ad altri di degustare, il terzo le vecchie annate (unica manifestazione a proporle in modo da assaggiarne parecchie). Cosa vuoi di più. W il puttanificio se così è. Urano
Ciao Urano, figurati, la polemica non è nel mio DNA! Naturalmente anche l’espressione “puttanificio” non la condivido! Volevo solo segnalare con il mio post una certa difficoltà a degustare nei giorni di sabato e domenica al Kursaal. Certo poi come dici tu è tutta una questione di organizzazione! Un caro saluto!
Michelangelo